SKU: 9788833918402

Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche – Umberto Curi – Libro – Bollati Boringhieri

Informazioni aggiuntive

Titotlo

Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche

Autore

Editore

Edizione

Collana

Num. Collana

175

Pubblicato il

2008 05 22

Formato

Pagine

304

Lingua

Altezza mm

192

Larghezza mm

130

Spessore mm

24

Peso gr

300

Il prezzo originale era: 20,00 €.Il prezzo attuale è: 19,00 €.

Esaurito

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Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche – Umberto Curi – Libro – Bollati Boringhieri

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Titotlo

Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche

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Num. Collana

175

Pubblicato il

2008 05 22

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304

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Descrizione:

A re Mida che gli chiede quale sia la cosa più desiderabile per l’uomo, Sileno risponde: “Non essere nato, non essere, essere niente”. Diverse versioni della sentenza, dette da altri personaggi, riecheggiano in fonti diverse, da Erodoto ai grandi tragici a Plutarco, ma nessuna è riducibile alla dichiarazione di pessimismo metafisico. Anzi, per Umberto Curi parlare di pessimismo è fuorviante, se non consolatorio. La densità tutt’altro che univoca dell’apologo e rilevata già da Nietzsche, che lo colloca all’inizio della “Nascita della tragedia” e ne rovescia la valenza corrente in quel dire sì alla vita in ogni sua manifestazione, compreso il dolore, che costituisce il cuore del sentimento tragico. Una densità che si intensifica e si incupisce quando dall’orizzonte senza Dio dei greci si passa alle denunce bibliche della miseria umana, al cospetto della potenza divina: l’imprecazione di Geremia (“maledetto il giorno in cui nacqui; il giorno in cui mia madre mi diede alla luce non sia mai benedetto”), la certezza della nullità dell’esistenza nel Qohelet e la contesa angosciosa di Giobbe con il Signore rimandano alla verità paradossale della fede, alla figura cristologica di Abramo riletto da san Paolo, Kierkegaard e Simone Weil. Nelle sue diramazioni e riformulazioni il motto di Sileno esprime, più che negatività dell’esistere, l’inattingibilità di un sapere positivamente definito sull’esistenza, e continua a interpellare il logos discorsivo della filosofia e le forme del pensiero religioso.

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