SKU: 9788860362186

L’avvocato delle autonomie. Annibale Gilardoni tra antifascismo e cattolicesimo democratico. Con il carteggio inedito tra Gilardoni e Luigi Sturzo – Oscar Gaspari – Libro – Donzelli

Informazioni aggiuntive

Titotlo

avvocato delle autonomie. Annibale Gilardoni tra antifascismo e cattolicesimo democratico. Con il carteggio inedito tra Gilardoni e Luigi Sturzo

Autore

Editore

Collana

Pubblicato il

2008 06 08

Formato

Pagine

238

Lingua

Altezza mm

151

Larghezza mm

211

Spessore mm

21

Il prezzo originale era: 25,00 €.Il prezzo attuale è: 23,75 €.

Esaurito

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L’avvocato delle autonomie. Annibale Gilardoni tra antifascismo e cattolicesimo democratico. Con il carteggio inedito tra Gilardoni e Luigi Sturzo – Oscar Gaspari – Libro – Donzelli

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Descrizione:

Annibale Gilardoni e Luigi Sturzo iniziarono a frequentarsi a Roma dal 1916 Gilardoni era segretario dell’Unione delle province d’Italia, avvocato di successo e libero docente all’Università “La Sapienza”, e Sturzo vicepresidente dell’Anci e pro-sindaco di Caltagirone. Fu tale l’impressione della sua competenza in materia di autonomie locali, economia e finanza che nel 1919, pur essendo lui estraneo al mondo cattolico, Sturzo lo volle nel Partito popolare, di cui divenne deputato nel 1924. Piero Gobetti, nel 1925, lo segnalò tra gli “uomini nuovi” di quel partito che avrebbero meritato di guidare l’Italia. Redattore de “II Popolo”, durante il fascismo denunciò con la stessa fermezza la riduzione dei redditi dei lavoratori e quella dei bilanci di comuni e province, l’orientamento del governo a favore dei grandi capitalisti e lo scandalo delle concessioni petrolifere attribuite alla Sinclair, condividendo con l’amico Giacomo Matteotti l’attenzione alle autonomie locali, alla politica finanziaria e alla corruzione. Aventiniano e antifascista, Gilardoni fu corrispondente di Sturzo in esilio. Le sue lettere narrano l’inconcludente attività politica dell’Aventino e gli esordi del regime fascista. Si tratta di pagine ricche di umanità e piene di sconforto per la tragedia che sentiva incombente; in esse traspare una profonda fede religiosa, che pure non gli impedisce di condannare il “tradimento” del Concordato del 1929.