Parlare del mondo indigeno non è compito facile. Nel territorio americano convergono e convivono due diversi modi di osservare e percepire la realtà circostante: quello primordiale degli abitanti originari, centrato sulla spiritualità e sulla natura, e quello materialista e razionale ereditato dalla Conquista. Non ho la pretesa di realizzare un’opera per specialisti, semplicemente desidero offrire un piccolo omaggio a coloro che riescono a spingere il loro sguardo oltre le barriere dell’apparenzae delle teorie prestabilite. Forse così potremo aprire uno spazio che ci permetterà di captare intimamente l’enorme ricchezza culturale di questo continente, che ancora sopravvive sotto le polveri dell’oblio. Cinque secoli di cattolicesimo e transculturizzazione non sono riusciti a sradicare ciò che ogni meticcio sudamericano porta con sé ovunque vada: «un pizzico di magia, di sospensione fra sogno e realtà, di allegria e sentimento di ineluttabilità della fine (…), di appuntamento con il destino. Non è una cosa indolore: per loro significa incontrarsi con un’altra visione delmondo, un’altra filosofia di vita, in ogni caso essi aiutano gli europei a vedere il proprio continente con occhi diversi» (Gabriel Garcia Marquez). H. Antoni Carvajal